Le operazioni

All'entrata in servizio il VELELLA, al comando del Ten. Vasc. Pasquale TERRA, è inquadrato nella 42ª Squadriglia del 4º Gruppo Sommergibili di base a Taranto. Nell'ottobre del '38 viene inviato dapprima a Lero (Egeo), poi a Tobruk (Libia) e, infine, a dicembre, a Massaua (Eritrea), assegnato alla Flottiglia Sommergibili dell'A.O.I. (Africa Orientale Italiana), dove rimane fino alla primavera del '40, quando rientra in patria ed è assegnato alla 14ª Squadriglia del 1º Gruppo Sommergibili di La Spezia.

Il varo del Velella

Il varo del Velella

All'inizio delle ostilità (10 giugno 1940), il VELELLA è uno dei tanti battelli già predisposti in agguato un po' per tutto il Mediterraneo. La sua zona di pattugliamento è il tratto di mare fra l'isola di Rodi e la costa turca. Però il giorno 19, per noie ai motori, deve interrompere la missione e portarsi prima a Lero e poi a Taranto, dove rimane per circa due mesi in riparazione.

Prescelto per essere dislocato in Atlantico nonostante sia un battello "costiero", dopo un breve periodo di lavori di adattamento al nuovo ambiente operativo il VELELLA lascia La Spezia il 25 novembre 1940, diretto a BETASOM, la nuova base per i nostri sommergibili aperta a Bordeaux. Il 1º dicembre affronta l'attraversamento dello Stretto di Gibilterra, sempre difficile sia per la stretta sorveglianza degli inglesi sia per le forti correnti sottomarine. E infatti dapprima il battello, costretto ad immergersi, finisce sotto le bombe di due cacciatorpedinieri inglesi che gli procurano qualche danno poi, per le difficoltà della navigazione subacquea, sprofonda a 130 metri, ben oltre la sua quota massima (100 m). Trascinato dalla corrente, va anche a urtare contro il fondo presso la costa africana. Nella notte prova ad emergere per caricare le batterie, ma è subito ricacciato sotto ancora da due cacciatorpedinieri, che lo sottopongono a dura caccia. Poi, come Dio vuole, rasentando le coste spagnole, riesce ad uscire in Atlantico. Dal 4 al 20 dicembre resta in agguato al largo di Lisbona e, finalmente, il giorno di Natale entra a Bordeaux.

Il Velella a Bordeaux

Il Velella a Bordeaux

In Atlantico il VELELLA effettuerà quattro missioni offensive. La più importante sarà quella del giugno 1941, durante la quale, stando in agguato a ponente di Gibilterra, silura una petroliera di circa 7.000 tonnellate e un piroscafo di 3.200. Il VELELLA ritiene di averle affondate ma di ciò non si trova riscontro nella documentazione inglese.

Nell'agosto successivo il VELELLA fa parte del gruppo di battelli che devono rientrare in Mediterraneo, dove la situazione richiede altri sommergibili. Dopo qualche giorno di agguato a ponente di Gibilterra, nella notte fra il 24 e il 25 agosto il battello attraversa lo Stretto in superficie e il giorno 29 raggiunge Cagliari, dove sosta per un lungo turno di lavori.

Poi ricomincia, anche per il VELELLA, la logorante guerra in Mediterraneo. Passato sotto il comando del Ten. Vasc. Giovanni FEBBRARO, dal 3 febbraio al 17 marzo '42 è a Pola, per effettuare attività di addestramento a favore della Scuola Sommergibili. Quindi svolge una serie di missioni di agguato: a sud di Capo Palos, Spagna (aprile 1942), a sud delle Baleari (giugno), lungo le coste tunisine (luglio), a levante dell'isola della Galite (agosto).

Passato al comando del Ten. Vasc. Mario PATANÈ, continua l'attività di pattugliamento: a sud delle Baleari (settembre 1942), nel golfo di Philippeville e nella rada di Bona, Algeria (novembre), a nord di Cap de Fer, Algeria (aprile 1943).

Quando, il 10 luglio del 1943, inizia lo sbarco degli Alleati in Sicilia, il VELELLA è uno dei sommergibili che, già preallertati, muovono immediatamente per portarsi in acque sicule. Poco dopo la partenza dalla Maddalena, il battello subisce l'attacco di un aereo che, tuttavia, viene respinto (forse danneggiato) con le mitragliere di bordo. Giunto nelle acque della Sicilia orientale, il VELELLA deve desistere dalla missione a causa di avarie e il giorno 12 dirige per Taranto. Strada facendo, all'altezza di Capo Colonne, recupera cinque naufraghi di un nostro aerosilurante abbattuto. Ma il 23 luglio è di nuovo in agguato al largo di Siracusa e di Augusta.

Nel tentativo di opporsi allo sbarco degli Alleati, nel luglio 1943 si perdono cinque sommergibili.